Galleria di Belmonte e frana Macerone, Di Clemente: se si vuole i fondi si trovano

Per assenza di stanziamenti, da ormai sette mesi si protesta per la chiusura della galleria di Belmonte del Sannio, e per i conseguenti gravissimi disagi ai pendolari – lavoratori e studenti – che ogni mattina devono raggiungere Agnone, essendo essa l’unico collegamento tra Abruzzo e Molise su quel versante. Da molto più tempo protestano anche gli abitanti della “località Macerone” nei pressi di Isernia, rimasti isolati dalla frana. E si tratta solo di esempi tra gli altri.
Per converso, la giunta regionale del Pd, in continuità con quella precedente di destra, non ha indugiato a prendere dal “fondo europeo per la coesione sociale” ben 3 milioni e 850 mila euro, per pagare l’ATI progettista dell’ormai famigerato “lotto zero” . Una mega spropositata opera il cui costo previsto è già passato da 120 milioni a 170 milioni di euro – per ora – . Si tratta di 5 Km per collegare il bivio di Pesche e quello di Miranda, inclusi otto viadotti e due gallerie, dal costo giunto a circa 34 milioni di euro a Km ! A tutto ciò fa eco lo scandalo dell’altro mega e spropositato “auditorium” di Isernia (passato da 5 a 52 milioni di euro ed incompleto), assurto alla ribalta nazionale anche per l’inchiesta giudiziaria sulla “cricca P3”. Ed anche su tale follia la giunta di destra non indugiò a stanziare altri 5 milioni di euro.
Sorgono spontanee alcune domande.
Perché la Regione non ha trova 180 mila euro per riaprire la galleria di Belmonte, né si provvede sulla frana del Macerone, mentre, così come fece con lo spropositata opera magna “dell’auditorium-cementorium”, si è affrettata a trovare ben 3 milioni e 850 mila euro da erogare a beneficio dell’ATI progettista del famigerato “lotto zero” ? Per una mega opera assurda, di cui ancora non sono certi neanche il finanziamento e la realizzazione?
Il bello è che questo fondo comunitario si chiama “fondo per la coesione sociale” . Sic!
L’unica bussola delle giunte regionali del PD oggi, e della destra ieri, da bravi comitati esecutivi della borghesia, rimane quella del profitto di potenti lobby del cemento in danno all’utilità sociale ed all’occupazione.
Pertanto proponiamo, come misura immediata ed urgente, lo storno di 180 mila euro più i fondi necessari per la frana del Macerone, prelevabili dalla somma che di ben 3 milioni e 850 mila euro, già destinata alla progettazione del suddetto fantomatico “Lotto zero”,
Partendo da questo “piccolo esempio” di storno di fondi dal “Lotto zero”, è necessario però generalizzare l’iniziativa per invertire la rotta.
Si tratta di unire le varie vertenze locali, per imporre un uso diverso delle suddette risorse regionali, iniziando dalla ridestinazione dei fondi del “lotto zero” (170 milioni per ‘opera presunta più i 3 milioni 850 mila euro di progettazione) ad un grande piano per il lavoro nel Molise, a gestione pubblica e democraticamente elaborato sotto il controllo sociale, a partire del settore edile, che ponga al centro la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio e delle strade esistenti, delle scuole, l’edilizia popolare e il recupero urbano, l ’efficientamento energetico.
Per il Molise – come altrove – sono molto più utili e urgenti tante piccole opere, anziché mega opere che servono solo ad arricchire la borghesia della cementificazione selvaggia, a devastare l’ambiente ed a togliere suolo per l’agricoltura locale, danni erariali e corruttele a parte.

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