A Isernia Karl Louis Guillen racconta la violenza di stato subita negli USA

Giovedì scorso presso “l’ex lavatoio” di Isernia Karl Luois Guillen ha raccontato la sua impressionante odissea subita negli USA. Grazie alla brillante diciannovenne studentessa Sara Fuoco del Liceo Linguistico ‘Cuoco’, che ha avuto intelligenza e la sensibilità di dedicarvi la sua tesi. Arrestato arbitrariamente viene condannato a quasi 20 anni in giovanissima età, senza una benché minima prova e senza che avesse fatto nulla, e senza reale difesa come accade nei processi farsa americani su basi classiste o razziste; inizia così un calvario di torture nelle carceri disumane, specialmente in Arizona, uno degli stati federali dove il potere è tra i più arretrati, incivili e reazionari.
In una delle trappole tese con la complicità delle guardie carcerarie della sezione dedicate alle “spie interne” viene ammazzato un detenuto, e viene montata dal nulla anche l’accusa di tale omicidio a suo carico: così entra nel braccio della morte, sempre senza aver commesso nulla. Finalmente solo nel 2013 riesce ad essere scagionato, ma solo con la mobilitazione creatasi intorno ai libri che ha scritto. Altrimenti sarebbe una delle tante vite spezzate dall’ingiustizia di stato, e dimenticate.
I suoi carcerieri gli avevano persino spezzato le dita per non fargli scrivere questi libri, e lo avevano hanno privato persino di una macchina da scrivere. Ma poi è riuscito a divulgare il crimine di stato, grazie al sostegno associativo.
I suoi libri riportano i dettagli e le prove di questa barbarie di stato targata USA e Arizona, e si consiglia di leggerli per conoscere le prove e i dettagli; i libri di Karl sono anche un inno alla lotta contro la rassegnazione, per ribellarsi all’ingiustizia del potere giudiziario e del sistema dominante. Un inno alla vita. Ed è chiaro che questa storia non è solo individuale, non è il “caso limite”, bensì disvela un sistema giudiziario e carcerario barbaro e incivile, tipico degli Usa e in particolare di stati arretrati come l’Arizona, al quale può attribuirsi solo un titolo: violenza di stato.  Karl ci ha ricordato anche un altro aspetto odioso: il carcerato come fonte di profitto per speculatori, un prodotto commerciale fonte di bonus per gli appaltatori privati del “servizio”, con carcerieri in divisa pagati dalla collettività benché impuniti autori di omicidi e crimini.
Questa storia ci ricorda e ci insegna che la violenza dello stato capitalista, su basi classiste o razziste o di repressione anticomunista, anche nel sistema giudiziario e carcerario, non c’è solo nel regime dichiaratamente fascista , ma anche nelle finte “democrazie occidentali” . Peraltro questa barbarie non esiste solo negli Usa, ma anche in Europa, a partire dall’Italia, basti ricordare i casi come quello di Cucchi (e chissà quanti non emersi).
L’unico progresso civile e sociale che c’è stato in occidente, sia pure in gran parte poi rifluito, è dovuto solo alle lotte emancipatrici della sinistra politica e sindacale anticapitalista, del movimento dei lavoratori e degli studenti e di intellettuali non asserviti , non di certo a coloro che inneggiavano agli USA e al capitalismo come “baluardo di civiltà e libertà”; gli stessi che con i regimi stalinisti – traditori del socialismo – facevano a gara a chi foraggiasse più negazioni di umanità, con processi farsa e carceri barbare.
Questa storia ci rivela per l’ennesima volta la natura ingiustamente violenta dello stato capitalista, fascista o fintamente democratico che sia , la sua irriformabilità; sì, una macchina “tritacarne” per usare l’espressione di Karl; aggiungendo che essa è costruita per conservare il dominio delle classi sfruttatrici schiacciando la parte debole della società e le classi subalterne e così le singole vite, come diceva un altro Karl.
Per noi il rovesciamento di queste istituzioni capitalistiche violente e corrotte è il necessario presupposto per affermare un società veramente libera e dunque veramente socialista, dove lo sviluppo di ciascuno e lo sviluppo di tutti marciano insieme, senza servi e senza padroni.
Ma comunque la pensiate rimane l’invito a leggere e diffondere anche nel Molise questi libri di Karl, una piccola grande azione in difesa dell’umanità contro la barbarie.

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