Stabilità 2016: il regime agevolato delle partite Iva, agevolato a parole, forse non nei fatti

Tra le numerose slide illustrate da Matteo Renzi per la legge di stabilità 2016 c’è anche una citazione per le partite Iva, quei professionisti autonomi che al momento hanno un regime fiscale e previdenziale molto penalizzante. Spesso parliamo di lavoratori precari, in molti casi di veri e propri dipendenti mascherati persone sul quale viene traslato il carico fiscale e previdenziale che di solito l’azienda deve assorbire con un contratto di lavoro dipendente. Ebbene per questi soggetti la mannaia fiscale è molto dura. Con il regime ordinario devono assolevere a tutte le imposte sul reddito (sull’Irap va fatto un discorso a parte, perché se non c’è un’organizzazione aziendale questi soggetti sono esclusi dall’imposta) e devono mantenere un’attenta contabilità Iva. Non solo. Sono soggetti agli studi di settore, quel software infernale che decide lui quando devi guadagnare o incassare. Se sono iscritti a casse professionali spesso devono pagare un minimale, cioè contributi pensionistici obbligatori che prescindono dal reddito e dal fatturato.

Ma anche se non hanno una cassa autonoma devono pagare alla gestione separata dell’Inps oltre il 27% del loro reddito. Insomma, un bagno di sangue. Renzi ora promette un intervento in loro aiuto. Da quello che trapela oltre le slide e i tweet si tratterebbe di consentire un regime semplificato di tassazione, con una forte agevolazione per chi avvia l’attività professionale. Si parla del 5% di tassazione a forfeit per i primi tre anni, percentuale che poi salirebbe al 15%. Un regime agevolato per i professionisti c’è già. Ma è davvero poco agevolato. Perchè prevede un tetto di ricavi di 15.000 euro ed una tassazione sui ricavi con un coefficiente dell’86%. Il coefficiente è l’anima della convenienza di questo regime. In pratica trasforma il fatturato in guadagno sul quale paghi le tasse a forfeit. Un professionista che ha fatturato 10.000 euro ad esempio paga le tasse su un reddito figurativo di 8600 euro. La tassazione è al 15% quindi sborsa 1290 euro di tasse. Non solo. A queste deve aggiungere il minimale contributivo (di solito 3-4000 euro l’anno) se dispone di una cassa previdenziale o un 27,7% da versare all’Inps gestione separata se non dispone di una cassa autonoma. E su 8600 euro parliamo, nel caso della gestione separata di altri 2380 euro.

Insomma fatturi 10.000 euro e devi dare allo stato, con il regime agevolato ben 3670 euro di versamenti. E non tiscarichi nemmeno l’Iva sui tuoi acquisti. Dove sta a questo punto l’agevolazione nessuno lo sa. Ora Renzi promette interventi. Ma se non si tocca il coefficiente elevatissimo di redditività, la mera previsione del 5% per i primi anni e l’innalzamento del limite a 30.000 euro non sposta di molto la soglia di convenienza. L’intervento vero sarebbe quello di abbassare il coefficiente (i commercianti sono al 40%) e prevedere un’agevolazione previdenziale reale. Sempre per citare i commercianti e artigiani nello stesso regime agli stessi è data l’opzione di superare i minimali e di scegliere un’aliquota di versamento previdenziale del 10% non certo il 27,7% della gestione separata. Se si fa questo Renzi mantiene la promessa di supporto al popolo delle partite Iva. Altrimenti si tratta di una misura di lifting che non aiuta le sorti dei giovani professionisti italiani. (Pietro Colagiovanni)

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