Call center, galassia senza regole da 80mila dipendenti

Gli ultimi dati aggiornati contenuti in un’indagine conoscitiva sui Call Center della commissione Lavoro della Camera del dicembre del 2014 vedono questo settore con un’età media dei lavoratori di 38 anni, mentre l’anzianità aziendale media è di oltre otto anni, sull’intero territorio italiano gli impiegati nei call-center sono 80mila, collocati soprattutto nel mezzogiorno, con Calabria e Puglia in testa. Un’analisi dell’ Istat conclude che non si tratta più di un popolo che si accontentava di un lavoro precario in attesa di trovare di meglio: oggi l’età media è più elevata, i titoli di studio sono superiori e si tende a restare e impiegati più a lungo nel settore.L’indagine della Camera mostra una crescita costante dell’occupazione: nel 2003 il comparto contava circa 12.800 addetti, mentre nel 2006, soprattutto per effetto dei processi di stabilizzazione del personale esterno, si toccarono le 51.000 fino al traguardo degli 80mila attuali. Le aziende denunciano distorsioni del mercato che hanno portato a un grave squilibrio concorrenziale e a esuberi gestiti di frequente con gli ammortizzatori sociali, soprattutto contratti di solidarietà, la tendenza all’abbattimento dei costi ha portato a una delocalizzazione sempre più massiccia in Romania, Croazia, Bulgaria, Albania e Tunisia.

Il fenomeno, non regolamentato,(da Far West), interessa circa il 10 per cento dei volumi di produzione e coinvolge circa 15mila lavoratori, soprattutto in Albania e Romania,a ciò si aggiungono altri fattori di crisi come la proliferazione delle gare al massimo ribasso e l’incremento del costo del lavoro, che da solo rappresenta circa l’80% dei costi operativi complessivi delle aziende del settore. Le pagine della cronaca sindacale questi giorni erano piene delle notizie riguardanti le migliaia di lavoratori dipendenti dei call-center di Almaviva che conta oltre ottomila dipendenti, che si trovano a contrastare 2988 licenziamenti che scatteranno se non si troverà una soluzione prima del 5 giugno.
Alfredo Magnifico

Commenti Facebook