Messaggio del sindaco Antonio Battista per la riapertura della Chiesa della Libera

“È un giorno di grande gioia e di intensa emozione per tutti noi che ci siamo raccolti in questa chiesa, al piano terra del palazzo municipale, che non immaginavo fosse tanto amata dai campobassani. Non solo da chi vive in pieno centro, ma anche da quanti, pur abitando lontano, sentono forte il legame con la Madonna della Libera che ci ama e ci protegge con il suo sguardo amorevole.
Questo momento di festa voglio iniziarlo con i saluti e i ringraziamenti a tutti i fedeli che oggi pomeriggio partecipano, con visibile sentimento e commozione, a questa cerimonia. Un grazie particolare al vescovo Bregantini. Un grazie a don Michele Tartaglia per l’impegno, la dedizione e la tenacia che ha messo nell’ intervento portato avanti insieme all’ amministrazione comunale di Campobasso che mi onoro di guidare. Un saluto ai sacerdoti e alle suore Discepole di Gesù Eucaristico che hanno pregato e che pregano insieme a noi e per tutti noi e che si prederanno cura di questa piccola Casa di Dio nel cuore della città. Saluto inoltre le Autorità di ogni ordine e grado. Un grazie, sentito, va ai tecnici, alle strutture municipali, alla ditta e alle maestranze che hanno eseguito i lavori. Un grazie di cuore alla mia amministrazione, tanto agli assessori quanto ai consiglieri, per aver accolto con favore, tra i primi atti del nostro mandato, la ristrutturazione finalmente completata. Ringrazio inoltre tutte le persone che si sono rese disponibili in questi anni e chi, in silenzio e con grande pazienza, ha saputo attendere la riapertura di questo luogo di fede che continua a tenerci uniti.

Non è stata un’impresa facile, ma ci siamo riusciti a restituire la ‘Libera’ alla città, città che non ha mai smesso di dimostrare l’attaccamento a questo tempio di elevazione dello spirito che i campobassani sentono familiare. Un grazie va anche a chi non è qui tra noi, ma che ha pregato affinché questa chiesa venisse riaperta e fosse oggi più bella che mai. Quelli che ci siamo buttati alle spalle sono anni di attesa, di pazienza e di perseveranza durante i quali non abbiamo mai incrociato le braccia. Anni che abbiamo invece utilizzato per rimboccarci le maniche e per trovare la strada maestra che ci ha portati a riaprire le porte di questo scrigno di fede, superando, da buoni cattolici, da buoni fedeli, e spero anche da buoni amministratori, le difficoltà incontrate sul lungo cammino. Tanti i lavori e tanti anche gli sforzi che si sono resi necessari. Non è stato solo un impegno materiale: insieme alla Curia e a don Michele Tartaglia abbiamo individuato la migliore soluzione per raggiungere l’obiettivo comune e compiere quel piccolo prodigio che solo la fede, la buona amministrazione e il gran senso di responsabilità riescono a mettere in piedi. C’è voluta anche tanta passione, accompagnata dallo spirito di sacrificio, elementi fondanti per poter lavorare e lavorare bene. Credo che sia questo il segreto per andare avanti, per costruire solide basi, per guardare con più fiducia ed ottimismo ad un futuro che ognuno di noi contribuisce a realizzare. Sappiamo che una chiesa è fatta sì di pietra, di mattoni, di calce e di cemento, ma sappiamo altrettanto bene che la solidità arriva dai fedeli che la frequentano, da quel legame che si crea con la comunità che diventa l’anima, l’essenza, il pilastro più importante, vero e unico su cui una chiesa si regge.

E qui, lo spirito di comunità che si respira, dà subito il senso di quanto la storia di questo Tempio sia intrisa di lavoro e di fede, binomio che ci ha permesso di crescere, di maturare, di sentirci uniti. Non nascondo il grande orgoglio dell’amministrazione comunale e quello mio personale, per essere riusciti – non senza il grande contributo e l’impegno fattivo di Don Michele Tartaglia – a salvare e restituire alla popolazione un luogo di grande valenza storica e sociale e di altrettanto grande significato spirituale. Il nostro impegno ora proseguirà per garantire che in questa chiesa si continui a sentire forte la fede e il senso di comunione, il più grande dono e il più grande patrimonio che la città possiede. Da oggi ognuno di noi diventa ‘pietra viva’, cittadino e fedele chiamato ad edificare una comunità che in questa chiesa potrà continuare a nutrirsi degli insegnamenti del Signore, con l’obiettivo di irrobustire quei rapporti di reciprocità che proteggono e valorizzano il bene comune a cui ognuno di noi, amministratori in primis, deve mirare affinché cresca la collaborazione e cresca pure quel senso di appartenenza che si ritrova nella nostra fede cattolica e nella nostra società dove mi auguro che le divisioni si trasformino in condivisioni e l’indifferenza in solidarietà. Grazie a tutti per l’accorata partecipazione”. Antonio Battista

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