Chirurgia cardiaca minimamente invasiva:seminario con il professor Muneretto

Negli ultimi anni la chirurgia cardiaca minimamente invasiva si sta rapidamente diffondendo presso i principali centri cardiochirurgici, anche grazie all’introduzione di nuovi e più evoluti strumenti tesi a rendere tali metodiche più agevoli e  praticabili.In linea con i più prestigiosi centri Italiani, la Fondazione di Ricerca “Giovanni Paolo II” voluta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore a Campobasso, promuove frequenti occasioni di aggiornamento professionale orientati a formare i propri specialisti sui più recenti progressi della medicina.Venerdì 3 ottobre 2014 il Prof. Claudio Muneretto, Direttore della Cattedra di Cardiochirurgia dell’Università di Brescia e Presidente del collegio dei Professori ordinari di Cardiochirurgia,  illustrerà agli specialisti dell’Unità di Cardiochirurgia, diretta dal dott. Carlo Maria De Filippo, l’innovativa metodica chirurgica: “ablazione toracoscopica mininvasiva della fibrillazione atriale”.
Si tratta di un trattamento chirurgico praticato totalmente per via endoscopica per curare una aritmia cardiaca molto  frequente ed invalidante chiamata fibrillazione atriale che rappresenta un fattore di rischio per l’ictus ischemico cerebrale con un rilevante tasso di mortalità.La tecnica prevede l’isolamento delle vene polmonari mediante impiego di una modernissima sonda endoscopica di ablazione. Tale sonda, sfruttando l’energia prodotta dalla radiofrequenza con controllo della temperatura, isola elettricamente la porzione malata del cuore dalla quale originano le aritmie e ne impedisce il successivo sviluppo.Il Prof. Muneretto è stato il primo in Italia e tra i primi al mondo ad adottare questa metodica, ed è considerato uno dei maggiori esperti a livello internazionale della materia.
“L’eccezionalità dell’intervento sta nell’essere eseguito a torace chiuso con approccio  del tutto mini invasivo totalmente endoscopico” dichiara il dott. Vincenzo Cianci, Cardiochirurgo della Fondazione “Giovanni Paolo”, “in questo modo si limita al minimo il traumatismo operatorio, con un recupero quasi immediato”. Questo segna una nuova era nel trattamento della fibrillazione atriale che interessa in Italia oltre 150 mila persone, ed era trattata nella grande maggioranza dei casi con farmaci antiaritmici, causa di severi effetti collaterali.

La nuova metodica, praticata quotidianamente anche alla Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II” di Campobasso, permette di eliminare mediante un semplice intervento mini-invasivo toracoscopico questa aritmia in più del 90% dei pazienti trattati, migliorando decisamente la loro aspettativa e qualità di vita. Questo grazie alla stretta collaborazione tra gli specialisti dell’ Unità di Cardiochirurgia  e dell’ Unità di  Aritmologia, coordinata dal dott. Matteo Santamaria, nell’ottica di un percorso assistenziale integrato.

Commenti Facebook